venerdì 21 ottobre 2011

La mia BRASSARD.... il Finale!


Ore 18.45… suona ancora una volta la sveglia. Mi alzo dal letto… la stanza è fredda, si stava decisamente meglio sotto le coperte. Inizio a vestirmi… pantaloni, la mia giacca Woodland… calzini e anifibi ai piedi.
Un po’ di acqua fresca aiuta a riattivare i miei pensieri… e, assieme a loro, anche un certo appetito. Usciamo dall’alloggio e incrociamo Zed: “Ragazzi, stasera ci andiamo a mangiare una bella bistecca!”… un’ottima idea che viene approvata immediatamente, senza riserve, da tutta la squadra.
Ci sediamo tutti attorno ad una lunga tavolata… si ride e si scherza; le battute sono sempre goliardiche e mai provocatorie.. c’è una bella atmosfera, c’è un bel feeling; eppure è strano… alcuni di noi si conoscono da appena pochi mesi ma già si è instaurata un’amicizia unica. Credo che nessun’ altro sport al mondo riesca a sviluppare un senso di fratellanza così stretto nelle persone…
Arrivano le bistecche… finalmente! Calde e profumate… insieme ad esse, anche dei bei piatti di patatine fritte. Solo Joker “stona” un po’ dal gruppo… lui ha ordinato dell’insalata. Ovviamente le osservazioni non si contano… col sorriso sulle labbra gli diciamo, rigorosamente in dialetto romano; “ ‘A Fabrì, l’erba se la magnano ‘è pecore!”.

Con calma finiamo la nostra cena e troviamo una decina di minuti per rilassarci. Poi, si ricomincia… tattici indosso e si parte col turno di guardia al check point basso. Tutto intorno a noi è calmo… fin troppo calmo.
Questa prolungata inattività ci mette una certa agitazione; eravamo pronti per un’altra missione… la dose di adrenalina in corpo era quella giusta per ognuno di noi. Ora ci ritroviamo a passeggiare a vuoto intorno alla base… così, giusto per tenerci caldi e non sentire troppo il freddo della notte che è oramai calata.
E’ quasi mezzanotte e non si hanno notizie circa l’andamento delle operazioni e, purtroppo, nessuno ci dice cosa dobbiamo fare. Decidiamo di recarci tutti al comando in cerca di un obbiettivo, di una missione… magari l’ultima di tutta l’Operazione Ad Maiora. Il comandante Tonno ci dice che, per ora, le sortite sono tutte ferme; a quanto pare, sia noi, sia i Regolari, siamo in fase di stallo… gli Elbano-Corsi hanno conquistato piccole fette di territorio e vogliono mantenerle intatte; i Regolari hanno perso qualche fazzoletto di terra e temono di peggiorare la situazione andando in cerca del nemico.
Concordiamo con il comandante della Base Capanne di rivederci alle ore 2.45 in punto; nel caso ci fossero delle novità, ci verranno comunicate prontamente. Delusi ci avviamo verso gli alloggi… se proprio non abbiamo niente da fare, meglio riposarsi un po’ e approfittare della débâcle per chiudere gli occhi.
Togliamo i tattici ma rimaniamo vestiti… non sfiliamo nemmeno gli anfibi per rimanere pronti all’azione. Nelle stanze c’è irrequietezza… Snake non riesce a stare fermo, lo sento sussultare ad ogni comunicazione che avviene via radio; per mantenere il contatto con gli avvenimenti esterni, ha preferito tenerla accesa vicino al letto.
Anche Joker non riesce a riposare… si alza di continuo e cammina come un Leone in gabbia. Dal canto mio, giro l’interruttore su “OFF” e chiudo gli occhi… sarò, forse, troppo tranquillo ma in questi casi fa decisamente bene. Non riesco ad entrare in un sonno profondo… sono costretto in un fastidioso dormi veglia troppo spesso interrotto dai movimenti agitati di Snake con cui condivido il letto. Non c’è molto da fare… dopo un po’ di trambusto abbandono tutte le speranze e decido di lasciare la comodità del letto.
Ci rivestiamo e andiamo a svegliare anche il resto della squadra: Zed, Dredd e Wolf, infatti, dormono in un alloggio proprio accanto al nostro. E’ l’una e mezza circa… la luna, ancora piena, risplende alta nella volta celeste.  Entriamo di nuovo presso il locale del comando… sulle nostre facce si vede chiaramente la voglia di “azione”.
Tonno ci dice quello che tutti vogliono sentire: abbiamo un obbiettivo. Non uno qualsiasi, quello che la mattina precedente avevamo attaccato e, purtroppo, mancato di conquistare; per noi tutti rappresenta l’ultima chance di riscattarci dalla triste figura fatta qualche ora prima. Quella spianata di terra con una polveriera rappresenta per noi Patriot, e per tutto il Plotone Zanca, molto di più che un semplice OBJ.
Guadagniamo velocemente i mezzi ma, mentre stiamo per salire, il comando ci comunica via radio che sul perimetro della base sono stati avvistati movimenti sospetti. Noi siamo la squadra più operativa al momento e la nostra reattività è immediata. Gli “intrusi” hanno provocato dei rumori nei pressi della vecchia polveriera… io e Zed partiamo in avanscoperta, dietro di noi c’è subito Dredd. Avanziamo cauti nell’oscurità… di tanto in tanto accendiamo le nostre torce montate sotto ai fucili per illuminare punti troppo in penombra dove la luce lunare non riesce a penetrare.
Nulla… davanti a noi non c’è niente di anormale. Anche la restante parte della squadra non individua anormalità… dopo un’allerta prolungata di qualche minuto, decidiamo di abbassare il grado di attenzione e tornare verso i mezzi.
Snake e Wolf mettono in moto e noi saliamo; ci fermiamo sul ciglio della statale per attendere un convoglio abbastanza nutrito proveniente da altre nostre basi. In totale, questa volta, saremo in 35/37 ad attaccare l’OBJ… niente a che vedere con l’esiguo numero di 20 messo in scena la mattina prima.
Ora si fa sul serio… ora abbiamo le carte giuste per strappare quel pezzo di terra e tutto il materiale che contiene, al nemico.
In 15 minuti di macchina siamo già lì; sembra strano ma il viaggio è durato meno della volta prima… forse perché conoscevamo già la strada. Parcheggiamo macchine e Jeep lungo la statale e facciamo un check dell’attrezzatura. Con noi c’è anche DOC, un softgunner del luogo.. toscanaccio puro sangue! Lo abbiamo conosciuto già dal nostro arrivo e, spesso, è rimasto con noi nei giorni scorsi. Una persona squisita con una carica e un entusiasmo da far paura anche a un ragazzino… a dispetto della sua non più giovane età. Testa rasata, basco e una Desert Eagle enorme dentro ad una fondina altrettanto grande… ecco, in poche parole, la sua descrizione. Non serve dire altro…
DOC scende dalla sua macchina e si avvicina dicendoci in vernacolo: “Ragazzi… stavolta gli si fa il culo!”
Siamo tanti, per questo ci vuole ancor di più un attento coordinamento. Ci sono degli elementi, nella compagnia, che hanno a disposizione visori notturni ad infrarossi.. sono loro ad andare avanti a controllare. Sono loro i nostri occhi…
Si staccano dal gruppo e, in pochi minuti, li perdiamo. Sono le 4 del mattino ed è ancora buoi pesto… con queste condizioni di luce, riesci a perdere la sagoma di una persona anche a pochi metri dal tuo naso. I Patriot sono avanti rispetto alla colonna tattica, ma non alla sua testa; vogliamo mantenerci un po’ indietro ma quelli ci guidano sono un po’ in empasse in quella posizione così avanzata… Poco dopo ci sfilano accanto e prendiamo noi, effettivamente, la testa del gruppo. I Patriot, alla fine, sono sempre avanti e pronti a tutto…
Snake fa da scout… non è il suo ruolo ideale perché la sua statura è importante. E’ magro e maledettamente lungilineo… caratteristiche fisiche che gli hanno fatto guadagnare, nel nostro gruppo, il secondo nomignolo di “smilzo”. Comunque si muove bene… tiene il fucile costantemente in puntamento… calcio corto e dito sul grilletto. Si sporge dai cespugli e si espone con movimenti secchi e veloci nel tentativo di eliminare qualche nemico con brutte intezioni, se presente.
La salita è dura… è pesante come quando la abbiamo affrontata la prima volta. Chi più, chi meno, tutti abbiamo il fiatone… sento quello di Zed accanto a me. Scolliniamo e ci appostiamo lungo la stradina alla sinistra del campo di forma quadrata… questa volta il terreno lo conosciamo bene e sappiamo come è meglio muoverci. I Regolari hanno fatto un grave errore non organizzando delle pattugliette in avanscoperta come avevano fatto il giorno prima… in questo modo ci hanno dato maggiore libertà di scelta e di manovra.
Non commettiamo la stessa disattenzione del primo attacco: Zed si raccomanda di rimanere uniti e di non sparpagliarci. I Patriot, quest’ultimo scontro, se lo faranno gomito a gomito. Camminiamo veloci tentando di fare meno rumore possibile… è complicato però, il brecciolino posato a terra scricchiola di continuo. In fondo al viottolo c’è una radura; sulla sinistra lo spiazzo è delimitato da alcune siepi alte che offrono riparo e copertura da occhi nemici.. è quello il primo punto che dobbiamo raggiungere e così facciamo. Altri elementi della compagnia si stanno spostando su posizioni più centrali… perfetto, adesso abbiamo almeno due fronti stabili per aprire il fuoco.
Guadagno qualche metro in avanti e mi rendo conto di essere il più esposto tra i miei compagni… di fronte a me vedo un bivio con una stradina che scende verso sinistra; al lato, la stradina forma un terrapieno rispetto alla spianata dov’è montata la polveriera. Un punto perfetto dove prendere copertura… inizio a correre per raggiungere il punto stabilito e, nel mentre, lo scontro prende vita. I fucili iniziano a sputare pallini… siamo in ballo.
Davanti a me vedo un turbinio di torce e luci che si accendono… sembra di essere in discoteca. Mi giro e vedo che anche gli altri hanno guadagnato la mia stessa posizione; osserviamo per qualche istante le postazioni nemiche sopraelevando solo lo sguardo sul terrapieno. Alla prima torica nemica che si accende… FUOCO! Primo caricatore via… una lunga raffica e ho finito i colpi. “RICARICOOOOO!” grido, mentre Zed fa partire la sua seconda sventagliata.
Non c’è modo di stanarli… forse siamo troppo lontani e i nostri colpi neanche arrivano. Nel frattempo, però, li teniamo occupati e facciamo in modo che il gruppo più centrale riesca a mietere le prime vittime. La difesa inizia ad indebolirsi… è questo il momento buono per guadagnare metri. Saliamo sul terrapieno e rimaniamo totalmente esposti; spariamo per coprirci a vicenda ma dobbiamo essere parsimoniosi: non dobbiamo sprecare colpi che possono fare la differenza nel momento in cui non c’è tempo per ricaricare.
Corro verso il tronco di un bel pino secolare che mi dà riparo; all’improvviso, una torcia m’illumina alle spalle… un Regolare si è nascosto dentro ad un cespuglio nel buio più totale ed è rimasto inosservato. Mi giro d’istinto e faccio partire una lunga raffica. Il dito rimane troppo inchiodato sul grilletto come fosse in preda ad uno spasmo… dentro di me una sensazione di spavento mista ad adrenalina. Evidentemente sono stato più veloce di lui… l’ho fatto fuori. Dredd è dietro di me e ha già individuato un nemico che si nasconde dietro alla tenda/polveriera. Apre il fuoco e lo faccio anche io…. fino a che non arriva, anche a me, una raffica che mi colpisce alla coscia destra.

“MORTOOOOOO!” esclamo… ed esco da gioco con rammarico: mancava veramente poco alla fine dello scontro, me la volevo godere tutta fino alla fine. Mi sposto nell’angoletto dei “morti” e trovo Snake… osserviamo lo spettacolo da fuori, come fossimo al cinema con i Pop Corn. Le grida d’incitamento mi danno i brividi alla schiena… “DAI CAZZO, DAIIIIIIII!!! FORZA RAGAZZI, NON MOLLIAMO”…. sembra tutto così vero!
Man mano che passano i minuti il rumore delle ASG diminuisce gradualmente fino a che si giunge alla fine… lo abbiamo conquistato questo pezzo di terra, ce l’abbiamo fatta. “Ammucchiamo” i Regolari al centro del campo e li ordiniamo in file fino a formare un quadrato. Saranno una ventina… 25 al massimo.
Questa volta siamo noi che li guardiamo con lo sguardo alto… siamo noi che li controlliamo, che bella sensazione! Arriva DOC e ci dice di attendere ordini dal comando; gli ordini arrivano di lì a poco… liberare i prigionieri senza perquisizioni. Siamo autorizzati, solamente, a recuperare il munizionamento presente in quantità discrete.
Peccato però… avrei preferito fargli assaggiare l’onta di una perquisizione, proprio come loro avevano già fatto a noi.
Nel buio faccio fatica a distinguere i Patriot dal resto della compagnia… trovo Zed, indaffarato a controllare il campo, e Dredd… ancora a mille. Mi dice di averne presi almeno cinque. Snake è poco dietro di me. Wolf e Joker? Eccoli… li vedo… e Wolf tiene qualcosa in mano. E’ la bandiera tricolore che, fino a pochi minuti prima, faceva bella mostra di se sopra la polveriera… è il nostro bottino di guerra!! Wolf ce la mostra e ci dice: “Questa la esponiamo al club… la prima bandiera dei Patriot!”. Che orgoglio… è solo una bandiera tricolore… ma per noi è e sarà per sempre LA bandiera.
Il comando ci ordina di lasciare un’aliquota a presidiare il campo, gli altri possono rientrare nelle rispettive basi e andare a letto. I Patriot sono in piedi già da 12 ore… fa freddo e un vento gelido ci fa asciugare il sudore sulla schiena. Con piacere accettiamo di essere noi quelli che smontano per tornare a casa… ce lo siamo meritato.
Arriviamo in fondo alla discesa e ci apprestiamo a salire in macchina… volto indietro lo sguardo e vedo una scena che, se vista in un film, non sfigurerebbe: una serie di Jeep che risalgono lungo la strada in salita per portare rinforzi e materiali al presidio della base appena conquistata. Una scena già vista… la fanteria a compiere il lavoro sporco che lascia il posto ai mezzi pesanti.
Torniamo a “casa” e ci mettiamo tutti subito a letto…. l’ultimo riposo per ricaricare al meglio le energie; nel pomeriggio ci aspetta anche il viaggio per rientrare a casa, la nostra vera casa. Al nostro risveglio ci affaccendiamo per preparare le valigie e riporre tutta l’attrezzatura con cura; lucido gli anfibi e pulisco il mio fido fucile che mi ha accompagnato per tutta la durata di questa Brassard. Carichiamo le macchine e ci dirigiamo verso Capoliveri… nella piazza centrale del paese, in un bellissimo contesto, praticamente affacciati sul limpido Mar Tirreno, ci aspetta un bel pranzo che chiuderà la manifestazione. Sulle lunghe tavolate scorre il vino… forse anche troppo! C’è chi, nel pieno rispetto di una sana goliardia, fa a gare con i “commilitoni” a chi butti giù più velocemente un bel bicchiere di rosso. Si alzano i calici, anche se di plastica, più volte al cielo per brindare a questa bella manifestazione… chi alza troppo il gomito, alla fine, è giustificato dall’atmosfera festante che si respira nella piazza.
Al termine del pranzo rimontiamo in macchina… destinazione Porto Ferraio, dove ci attende il traghetto che ci riporterà sul continente. Giusto il tempo di un caffè, altre risate e quattro chiacchere con i compagni che hanno condiviso quest’avventura con noi. Vengono da tutta Italia: Verona, Bologna, Terni….
Saliamo sulla motonave e ci rechiamo sul ponte superiore per prendere una boccata d’aria. Un tramonto cristallino color rosso vivo si staglia sul mare quasi a voler rimanere ben impresso nei nostri occhi. E con quell’immagine nella mente finisce la nostra avventura.

Sono fiero di aver partecipato alla mia prima BRASSARD. Sono fiero di essere un Softgunner… 

SONO FIERO DI ESSERE UN PATRIOT.

CIAO A TUTTI. VIPER.
Associazione Sportiva Dilettantistica PATRIOT

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